Ziliani: "Lo strano caso di Conte che ha scelto di fare il 'demotivatore', scherza col fuoco"
Paolo Ziliani, giornalista, ha parlato di Antonio Conte tramite un post pubblicato sui suoi canali social.

Come era lecito aspettarsi, a far notizia è la sconfitta del Napoli campione d'Italia contro il Milan a San Siro. Una disfatta arrivata in totale emergenza, visto che gli azzurri avevano mezza difesa ai box. Paolo Ziliani, giornalista, ha così commentato il match tramite i suoi canali social.
Ecco le sue parole: "Lo strano caso di Antonio Conte che ha scelto di fare il demotivatore: con l'aria del cane bastonato svaluta il lavoro della società e il valore dei giocatori e non si accorge che scherza col fuoco". Poi aggiunge: "L'1-2 in casa di un Milan dove Modric ha trasformato con la sua sola presenza l'acqua in vino ci può stare viste le tante assenze: inquieta però la negatività non più sopportabile dell'allenatore".
Ha, inoltre, sottolineato: "È già, io credo, tutto delineato. Anche se è naturalmente presto per anticipare conclusioni (5 partite giocate su 38 sono una quisquilia), le sei squadre che occupano oggi i primi sei posti della classifica, e cioè Milan, Napoli e Roma in vetta a quota 12, la Juventus alle loro spalle a quota 11 e Inter e Atalanta appena più indietro a quota 9 (assieme alla sorprendente Cremonese, per la precisione), sono le squadre che con ogni probabilità troveremo ai primi sei posti anche a fine campionato".
"In quale ordine è presto per dirlo: ma fin da oggi possiamo dire che ci sarà un vincente certo (chi si prenderà lo scudetto), un possibile perdente (nel caso il Napoli, grande favorito del torneo, fallisca il traguardo) più altri due perdenti sicuri: i club che si piazzeranno al 5° e al 6° posto mancando la qualificazione alla Champions League, la slot machine UEFA cui tutti ambiscono".
"La notizia del giorno è naturalmente la sconfitta del Napoli campione in carica in casa del Milan. Non proprio inattesa considerando la totale emergenza in difesa con cui Conte si è presentato alla sfida di San Siro (assenti Buongiorno, Rrahmani, Spinazzola e Olivera, non in condizione Beukema e Mazzocchi) e valutando soprattutto lo smagliante stato di forma attraversato dal Milan: che l’innesto di Modric in primis e di Rabiot in seconda battuta hanno letteralmente trasfigurato rispetto alla sconclusionata squadra di un anno fa. Un fuoriclasse e un campione che hanno letteralmente trasformato, con la loro sola presenza, l’acqua in vino".
"Dire che Tare e Allegri decidendo di far salire a bordo di una barca che faceva acqua da tutte le parti Modric e Rabiot siano stati geniali è dire poco. L’ex madrileno e Pallone d’Oro 2018, che anche ieri ha giocato una partita eccelsa per qualità e stupefacente per grinta, ardore e applicazione - più da ventenne che da quarantenne -, agli occhi dei tifosi del Milan passati da Birsa a Biglia, da Poli a Bertolacci equivale a veder cadere manna dal cielo. Per come la vedo io, Modric non è soltanto il Messia tanto atteso, il salva-Milan: è anche il salva-Allegri. Riesce da solo a far giocare naturalmente bene la squadra e a sistemare ogni cosa in campo come forse, senza un fuoriclasse come lui, Allegri (le cui ultime tre stagioni alla Juventus in fatto di qualità di gioco sono state orride) non avrebbe saputo fare".
"Il comandante Max, cui l’intelligenza e la scaltrezza non fanno certo difetto, lo ha capito subito: e quando a fine mercato è riuscito a convincere la società a portare in rossonero anche Rabiot, il suo scudiero più fidato, promuovendolo a luogotenente in campo del generale Modric, ha risolto il 50 % (o forse anche il 60 o il 70) dei problemi del Milan; regalandosi il lusso di potersi dedicare anima e corpo alla cosa che da sempre sa fare meglio, la riorganizzazione e sistemazione di una difesa che nell’ultimo anno di Pioli e la stagione scorsa con Fonseca e Conceiçao era diventata un’autentica banda del buco".
"Se battere il Napoli che arrivava a San Siro con una difesa raccogliticcia e improvvisata era ritenuta alla vigilia un’impresa non impossibile, batterlo come ha fatto ieri il Milan, cioè giocando con un uomo in meno (e da quando è entrato Leao con due uomini in meno) dal minuto 57 è stata invece un’impresa vera e propria. Primo tempo a lanciare e liberare un grandioso e ispiratissimo Pulisic in continue e letali scorribande in campo nemico e secondo tempo in trincea: tutti con l’elmetto in testa eccezion fatta per lo svaporato Leao, al rientro dopo un mese di assenza e subito mostratosi corpo estraneo alla squadra. Gi altri in guerra, lui in gita premio".
"Il Napoli, che era l’unica squadra a punteggio pieno, ha subìto così la sua prima battuta d’arresto; che in sé e per sé non avrebbe motivo di destare particolari preoccupazioni considerata l’emergenza con cui la squadra ha affrontato lo sfida col Milan. Sarebbe sbagliato però trascurare alcuni segnali poco rassicuranti, per non dire negativi, che la serata di ieri ha lanciato: a cominciare da De Bruyne che ha mandato a quel paese Conte al momento della sostituzione (e da Conte che a fine partita ha detto non proprio elegantemente: 'Spero che fosse arrabbiato per il risultato: se lo era con me, ha preso la persona sbagliata'); proseguendo con l’allenatore che insiste e persevera nella sua insensata opera di demotivazione dell’ambiente continuata nel dopo partita di ieri con i soliti sconsolanti apprezzamenti sul conto dei nuovi acquisti ('sono ragazzi che hanno buone prospettive, ma non sono arrivati al posto dei titolari'); per finire coi dubbi sulla strategia tattica di una partita che ha visto il Napoli giocare per 73 minuti su un solo lato del campo, il destro in cui agisce Politano, come se il lato sinistro nemmeno esistesse, salvo poi vedere entrare nei 20 minuti finali un Neres a dir poco indemoniato che da solo è andato due volte a un passo dal 2-2, e oltre a lui Lang e Elmas e chiedersi se abbia avuto un senso giocare quattro quinti di partita rinunciando a battere e a sfruttare la metà sinistra del campo (oltre a domandarsi cos’avranno pensato in panchina Neres, Lang e Elmas vedendo tutto ciò)".
"Allarma, avendone già avuto esperienza ai tempi dei suoi trascorsi alla Juventus e all’Inter, vedere come l’inquietudine di Conte, quella che scaturisce dal dover fare fronte non solo al campionato ma anche alla Champions League (cui il presidente De Laurentiis ha sempre detto di tenere moltissimo), si sia già affacciata in lui disegnandogli in faccia l’espressione mesta, sconsolata, quasi angosciata che ben conosciamo.
"E può anche darsi che deprimersi e deprimere l’ambiente, svalutare il lavoro della società e demoralizzare i giocatori mettendone continuamente in discussione il valore come Conte sta facendo dal primo giorno (è persino riuscito a dire che il Napoli non è ancora un club attrezzato attrezzato, a differenza dei top club europei, per affrontare campionato e coppe: il Napoli che negli ultimi 10 anni ha giocato 6 Champions League e 3 Europa League) sia un nuovo e sofisticato modo per galvanizzare la truppa; a me non sembra, ma magari sono io a non capire la raffinatezza della strategia psicologica dell’allenatore. Di certo, Conte sa perfettamente che un altro flop europeo dopo i due consecutivi vissuti all’Inter (sempre eliminato ai gironi) e quelli vissuti prima alla Juventus e poi al Chelsea e al Tottenham sarebbero per lui e per la sua immagine esiziali".
"E anche se ha già provveduto a mettere le mani avanti facendo capire che la società gli ha messo a disposizione un’accozzaglia di scappati di casa, perché gli acquisti veri - sostiene Antonio - sono quelli da 60 milioni, non McTominay, Neres, Buongiorno, Beukema, Lang, Lucca e compagnia cantante che sono costati più o meno la metà, sa perfettamente, Conte, che le cose non stanno come le racconta. E che De Laurentiis (che sta facendo sforzi sovrumani per sopportare l’irriconoscenza del suo allenatore) ha fatto il massimo, anzi più del massimo per metterlo nelle migliori condizione per fare bene sia in Italia che in Europa".
"Formidabile in campionato, Antonio Conte è sempre stato una catastrofe in Champions. Diciamo che una via di mezzo sarebbe preferibile: magari evitando di accompagnare il cammino con i soliti mugugni, lamenti e piagnistei. Gli anni sono 56: non siamo più all’asilo".












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