Calzona imita Sarri nell'aspetto più negativo della sua gestione a Napoli

Se tutti pensavano che il Napoli avrebbe potuto risollevarsi dopo la vittoria contro il Monza, ebbene si sono sbagliati. La squadra azzurra, quest'anno, ci ha abituati a un costante up and down di prestazioni, simbolo di una rosa che ha perso tutte le certezze acquisite lo scorso anno con la conquista dello Scudetto. Tutto questo è iniziato con un mercato estivo caotico, contraddistinto da scelte illogiche del presidente De Laurentiis, il quale ha sottovalutato l'importanza di avere un leader deciso al comando.

Certamente, replicare lo Scudetto sarebbe stata un'impresa ardua, ma il totale stravolgimento, con la squadra che rischia addirittura di restare esclusa dalle coppe europee, indica un problema di fondo che solo il patron azzurro conosce e probabilmente non rivelerà mai.

Tre cambi di allenatore in questa stagione... il terzo, Francesco Calzona, seppur abbia ridato una certa identità alla squadra rispetto alle due precedenti gestioni di Garcia e Mazzarri, ha portato con sé uno degli aspetti più negativi della gestione di Maurizio Sarri (suo capo allenatore a Napoli dal 2015 al 2018): la rigida adesione alle gerarchie. Il mister toscano non si è mai azzardato a stravolgere la squadra, neanche quando era in difficoltà o in occasione di vittorie ormai assicurate che avrebbero potuto giustificare l'introduzione di nuovi elementi e idee. Anche i cambi erano prevedibili, con i soliti giocatori e quasi sempre negli stessi minuti.

E la vittima più significativa di questa gestione poco lungimirante delle risorse è Giovanni Simeone, il quale, da quando Calzona ha assunto il comando del Napoli, è entrato sempre in campo non prima del 75º minuto.