Napoli, il bagno di umiltà del "professore" che ancora non si è verificato
Quello che è accaduto ad Eindhoven è qualcosa di inaccettabile, ma c'è un altro aspetto di una gravità assoluta.

Quello che è accaduto ieri sera a Eindhoven è semplicemente inaccettabile. Il Napoli ha incassato la peggior sconfitta dell'era De Laurentiis nelle competizioni europee: 6-2 contro un avversario certamente solido come il PSV, ma lontano anni luce dai colossi del calcio continentale. Non parliamo di Barcellona, Real Madrid, Bayern Monaco o PSG, squadre contro cui certi rovesci possono anche capitare: qui è mancata dignità sportiva, prima ancora che organizzazione.
Ma il risultato, per quanto umiliante, non è nemmeno l'aspetto più grave. Lo è ciò che è accaduto dopo. In conferenza stampa, Antonio Conte ha commesso l'errore più grande della sua gestione napoletana: ha scelto la strada dello scarico delle responsabilità, mostrando una volta di più tutti i limiti della sua gestione della comunicazione. Invece di assumersi il fallimento tecnico e mentale della squadra, ha dichiarato: "Sono troppi 9 acquisti da inserire".
Una frase che ha lasciato di stucco. Perché la domanda, a questo punto, nasce spontanea: ma questi 9 acquisti non li aveva voluti proprio Conte? Possibile che, all'improvviso, diventino "un problema"? C'è qualcosa che non viene detto, oppure si tratta di un tentativo poco elegante di spostare il tiro?
Eppure, la soluzione comunicativa era la più semplice del mondo. Sarebbero bastate due frasi:
"Chiedo scusa ai tifosi, che hanno percorso migliaia di chilometri per sostenerci".
"Chiedo scusa al presidente De Laurentiis, che ha investito tanto per questa squadra e ancora non ho saputo restituire risultati adeguati".
Altro che spiegazioni, alibi, giustificazioni. Conte ha sempre predicato che "quando si perde, si perde tutti insieme". No, non questa volta. A Eindhoven ha perso soprattutto lui.
Ha perso nella lettura della partita, ha perso nei cambi, ha perso nella preparazione mentale dei suoi uomini e - cosa ancor più grave - ha perso nel coraggio di mettersi davanti alle proprie responsabilità. E dispiace scrivere queste parole, ma purtroppo è la realtà dei fatti.
Il modulo scelto continua a mostrare limiti evidenti: lo si era intuito anche nelle vittorie, quando il gioco risultava macchinoso e poco avvolgente rispetto all'anno scorso. Ora le crepe sono diventate fratture profonde. E l'ostinazione nel non voler correggere il percorso rischia di diventare autolesionista.
Ma sia chiaro: Conte resta uno dei migliori allenatori al mondo. Ha esperienza, visione e carisma per rimettere questa stagione in carreggiata. Tuttavia, una condizione è imprescindibile: deve mettersi in discussione anche lui. Deve tornare a quel bagno di umiltà che aveva mostrato a Verona, quando il Napoli perse 3-0 e lui fu il primo a prendersi le colpe.
Per rialzarsi non bastano mercato, nomi o moduli: serve coraggio di cambiare. E questo, oggi, dipende solo da Antonio Conte.
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