Napoli-Sporting, l'analisi: Conte trova importanti conferme e nuovi scenari
L'analisi post partita relativa alla prestazione del Napoli nella gara di Champions League contro lo Sporting. Indicazioni importanti per Antonio Conte.

Vittoria sofferta e probabilmente meritata del Napoli contro i forti portoghesi dello Sporting, squadra che ha dimostrato sul campo qualità e talento che ci si aspettava, ma anche spirito di sacrificio inatteso da parte anche dei giocatori più talentuosi. Ottime alcune individualità mostrate dai lusitani, con Quenda certamente destinato ai grandissimi palcoscenici della Premier ma ancora acerbo, con un Trincao forse un po' al di sotto delle aspettative, con il diciottenne Simoes all’esordio in Champions schierato a sorpresa in mezzo al campo al fianco di Hjulmand, ma soprattutto con un Araujo, esterno basso di sinistra, che è parso giocatore di livello superiore. L’uruguagio ha mostrato gamba, tecnica e garra, conquistandosi il rigore del momentaneo pareggio nella ennesima scorribanda offensiva in cui ha messo in difficoltà capitan Politano. Dal punto di vista tattico Rui Borges ha costruito un undici compatto, capace di difendere in maniera ordinata e senza mai andare in affanno.
L'analisi della partita del Napoli contro lo Sporting
Il Napoli dal suo canto ha fin dal principio provato ad imporre il proprio gioco, senza tuttavia mai imprimere il ritmo giusto a causa di un livello di intensità parso ancora insufficiente, specie a questi livelli. Giro palla lento e prevedibile, quantunque preciso, e la sensazione che i più stessero accontentandosi di svolgere il compitino. Ancora una volta latita che prende l’iniziativa con una giocata più rischiosa e chi prova ad andare in uno contro uno per cercare di creare superiorità numerica. Ancora una volta, l’ennesima, dobbiamo registrare il sacrificio posizionale e tattico di McTominay, destinato a compiti di copertura e raccordo che certamente non ne esaltano le qualità. In particolare sembra discutibile l’idea di portare De Bruyne in prima pressione sulla impostazione dal basso, tenendo invece lo scozzese una ventina di metri più basso a guardia proprio del belga. Il risultato è stato un primo tempo condotta quasi interamente all’insegna del vorrei ma non posso, anche perché Hojlund, a fine serata autore di una splendida doppietta, ha mostrato di essere per certi versi ancora acerbo soprattutto nel proteggere palla spalle alla porta. Di un livello invece ben diverso il danese quando può partire nella profondità. Non è dunque un caso se il gol del vantaggio degli azzurri nasca proprio quando il pallino del gioco era nelle mani dei portoghesi. Questi ultimi, nella parte finale del primo tempo, hanno preso a palleggiare e a costringere, forse anche per volontà precisa dei partenopei, i padroni di casa ad abbassarsi in blocco basso. Fatto è che proprio da una di queste azioni in cui gli ospiti hanno tenuto palla per circa due minuti abbassando il Napoli a difesa della propria area, è nato il gol del vantaggio azzurro. In grafica vediamo come nell’area di rigore del Napoli ci fossero praticamente 9 giocatori difendenti incluso Vanja, e come al contempo ci fossero 5/6 invasori portoghesi, tra cui anche l’esterno basso Araujo e il giovane promettente mediano Simoes. Gli unici due calciatori del Napoli tenuti appena fuori dai 18 metri erano De Bruyne e Hojlund, quest’ultimo ripiegato in zona trequarti difensiva, ma in posizione di pre-smarcamento preventivo. Ebbene, da un tentativo di filtrante di Hjulmand verso il centro dell’area, De Bruyne riesce ad interdire e a duettare in uscita in transizione primaria con Anguissa, per poi andare in penetrazione e rompere il raddoppio prima di esibirsi nella specialità della casa, il filtrante nella profondità destinazione Hojlund, nel frattempo partito come una molla verso la porta avversaria. Il danese, quando riesce a prendere velocità in progressione diventa praticamente impossibile da fermare e davanti al portiere non perdona.
Non è certamente un caso che il Napoli sia riuscito a sbloccare il risultato quando ha potuto mettere a capitale le qualità dei suoi interpreti e soprattutto quando ha potuto godere di spazi lasciati in maniera ingenua dai portoghesi. Una situazione che tuttavia si proporrà con frequenza bassa, specie in campionato, dal momento che tutti gli avversari o quasi affronteranno i campioni d’Italia con atteggiamento alquanto circospetto. Nella ripresa il ritmo non è stato poi tanto diverso, gli ospiti hanno provato a palleggiare e a tenere più basso il Napoli, riuscendo bene nell’intento soprattutto dopo l’ingresso in campo di Suarez al fianco di Ioannidis. Atteggiamento coraggioso che, come spesso capita in Champions, ha finito per pagare. L’azione del rigore causato da uno stanco ed evidentemente poco lucido Politano, ha convinto finalmente Conte a cambiare sistema. Il sacrificato, ancora una volta, è stato McTominay, tirato fuori insieme a Politano, per far spazio a Neres a destra e a Lang a sinistra, con conseguente passaggio al 4-3-3. La mossa ha sortito effetti sulla manovra, parsa più ariosa in ampiezza e soprattutto più imprevedibile. La freschezza dei due neo entrati ha portato all’azione del gol della vittoria. Calcio d’angolo battuto corto da De Bruyne a Lang, quest’ultimo attira su di se l’uomo simulando un uno contro uno per poi restituire palla al piede sapiente del belga, dal quale parte un cross al bacio incornato con coraggio che sa di incoscienza da un Hojlund versione ariete. Un gol da centravanti di razza, tre punti fondamentali salvati nel finale dal bell’intervento di Milinkovic-Savic su colpo di testa di Hjulmand in proiezione offensiva.
Conte raccoglie conferme e nuove certezze
Conte raccoglie nella serata del Maradona vittoria, conferme e nuove certezze. Le conferme sono quelle relative alle qualità e alle potenzialità enormi di un elemento come Hojlund con evidenti margini di miglioramento. Le nuove certezze riguardano, in chiave positiva, la freschezza e il valore aggiunto in termini tecnici e di varianti tattiche che possono portare cambi come Neres e Lang. Tuttavia una ulteriore certezza, in chiave prospettica, è relativa al recupero di McTominay a posizione e compiti che non ne mortifichino le qualità. Sembra ormai maturo il tempo delle rotazioni anche in mezzo al campo, con minutaggio per tutti, che nello specifico darebbero la possibilità allo scozzese di esprimersi nel suo cavallo di battaglia: inserimenti con e senza palla, raggio d’azione in zona più avanzata, capacità di pressione e aggressione alta.





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