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Il Napoli è nella storia dell'imprenditoria, De Laurentiis deve guadagnare tanto perché ha rischiato tanto

Vincenzo Imperatore analizza e commenta per AreaNapoli.it i dati relativi all'ultimo bilancio della SSC Napoli di Aurelio De Laurentiis.


Vincenzo ImperatoreVincenzo ImperatoreAnalista finanziario e giornalista

28/11/2023 21:42 - Altre notizie
Il Napoli è nella storia dell'imprenditoria, De Laurentiis deve guadagnare tanto perché ha rischiato tanto

Sono stati pubblicati su Calcio& Finanza i dati relativi all’ultimo bilancio del Napoli (chiuso al 30 giugno 2023) e i media si sono, come sempre quando si affronta una materia complessa come l’analisi economico-finanziaria, suddivisi in due categorie: “quelli che…. il copia e incolla” come se il lettore medio fosse capace da solo di leggere e interpretare la valenza di quei numeri e “quelli che…..mi sento tutto McKinsey” (la multinazionale della consulenza strategica) che, spiaccicando due termini tecnici (plusvalenze, ebitda, ammortamenti, ecc), producono lo stesso risultato di confondere le idee al tifoso che non mastica la materia. Perché allora non semplificare certi concetti e tentare di consentire al sostenitore del Napoli (ma pure di un’altra squadra) di abbandonare certi luoghi comuni e di capire cosa significhino semplicisticamente quei “numeri” al fine di comprendere meccanismi e processi di pregnante contenuto tecnico e professionale?


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Pertanto senza annoiarvi con l’analisi delle singole voci, comunque affrontata anche nel mio libro “A scuola da De Laurentiis”, concentriamoci sul risultato finale del conto economico, l’essenza dei numeri: la differenza tra costi e ricavi produce un utile (se i ricavi sono superiori ai costi) o una perdita (in caso contrario).

Ebbene, negli ultimi tre anni precedenti l’anno dello scudetto, il Napoli, come il 97% delle società professionistiche, aveva fatto filotto: tre bilanci consecutivi in perdita. Nel dettaglio, il club di Aurelio De Laurentiis aveva chiuso il bilancio al 30 giugno 2022 con una perdita pari a 51.952.201,73 euro, in leggero miglioramento rispetto al rosso di 58.941.765 del bilancio chiuso al 30 giugno 2021. Se aggiungiamo anche la perdita del bilancio 2020 (–18,9 milioni di euro), il Napoli nelle ultime tre stagioni (quelle colpite dal Covid) precedenti la vittoria dello scudetto aveva registrato un rosso complessivo di 129,8 milioni di euro.

Non mi ero per niente preoccupato. Anzi, cosi come ampiamento riportato nel libro, ero certo che il bilancio 2023, indipendentemente dallo scudetto, avrebbe riportato sicuramente di nuovo un utile. Nei bilanci che presentavano una perdita, infatti, c’era un indizio tecnico non rilevabile dal profano: il Napoli utilizzava il sistema della tassazione anticipata per attenuare le perdite; in altri termini pagava in anticipo tasse per futuri utili. Ma la rilevazione di imposte anticipate per questo tipo di perdite avviene solo se vi è la ragionevole certezza del loro futuro recupero. Ecco cosa significa pianificazione efficiente per garantire sostenibilità, ecco cosa si intende per visione strategica.

Poi arriva l’anno dello scudetto, il primo della storia della serie A degli ultimi venti anni (quando per raggiungere l’obiettivo si sono cumulate perdite e debiti) vinto disintegrando gli avversari dal punto di vista dell’efficienza gestionale con un +80 milioni di utile e con un saldo positivo da calciomercato (considerando plusvalenze, stipendi, ammortamenti e tasse) di 53,6 milioni di euro!

Se volessimo fare una valutazione complessiva della gestione economica del Napoli e sommassimo algebricamente il risultato netto degli ultimi 19 anni, avremmo un utile complessivo di 78,6 milioni di euro con una media di 4 milioni all’anno. Ma se depurassimo il risultato complessivo dei tre anni influenzati dall’effetto Covid, avremmo un utile aggregato di ben 208 milioni di euro!

Non solo ma il Napoli è ormai, dal punto di vista della gestione imprenditoriale, nella storia dell’imprenditoria sportiva del nostro paese. E non per un fallimento!

Il risultato netto positivo del club partenopeo nel 2023 è, infatti, il migliore mai fatto registrare da una società di Serie A. Il precedente record apparteneva già alla società di Aurelio De Laurentiis, che aveva chiuso il 2016/17 con un utile di 66,6 milioni di euro. Completa il podio l’Atalanta, che ha raggiunto i 56,7 milioni nel 2020 (in quell’anno i bergamaschi chiudevano ancora il bilancio al 31 dicembre).

E giusto per accontentare anche i filosofi del papponismo, le cui accuse più ricorrenti riguardano la presunta scarsa propensione del presidente a investire per far “vincere” il Napoli («Pappo’, cacce ’e sord»), e soprattutto la più eterea (e forse storico-antropologica) incriminazione per aver sfruttato Napoli per il lurido fine del profitto («Pappo’, si venuto a fa ’e sord ’ncuoll a nuje»), siamo andati a vedere la voce di costo relativa ai compensi del consiglio di amministrazione. 

Negli anni della gestione De Laurentiis, i componenti del consiglio di amministrazione (praticamente la famiglia, se consideriamo Chiavelli un figlio adottivo del presidente) hanno portato a casa circa 40 milioni di euro di compensi (stipendi), con una media di circa 2,1 milioni all’anno, mediamente 420 mila euro per ciascun componente (il Cda del Napoli ha avuto, tranne che per i primi anni, quasi sempre cinque rappresentanti). 

Troppi?

Effettivamente i componenti del cda del Napoli sono quelli che percepiscono mediamente gli emolumenti più alti della serie A.

Ma volendo fare un gioco per capire meglio la portata di questi numeri, proviamo a vedere quali sono gli stipendi medi dei componenti del board di una società quotata in borsa (Il Napoli non lo è ma i numeri del suo bilancio sono belli quanto quelli di una società di successo quotata in borsa). Secondo i dati tratti dalla ventisettesima edizione dello Spencer Stuart Board Index, il compenso medio totale dei Ceo ammonta a 2,12 milioni di euro (a fronte degli 1,71 milioni del 2020), mentre la componente fissa si attesta sugli 854 mila euro (contro i 790 mila dell’anno precedente).

Mi verrebbe da chiedere: “ma a voi piacerebbe guadagnare tanto rischiando i vostri capitali?”

Ricordiamo che la famiglia De Laurentis, per rilevare il Napoli e nei primi anni di gestione, quando nessuno di noi avrebbe investito neppure dieci euro, ha messo nelle casse del Napoli circa 47 milioni di euro!

E allora sdoganiamo il presidente anche dall’obbligo di doversi difendere dal fatto che oggi (non nel 2004, ricordiamocelo) probabilmente guadagna (e/o in futuro guadagnerà) tanto. Deve guadagnare tanto, la regola finanziaria lo conferma, perché ha rischiato tanto!

Dobbiamo aggiungere altro sul luogocomunismo degli esponenti del semprevivo, seppur ultimamente latitante, movimento anti-delaurentisiano?


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Vincenzo ImperatoreVincenzo Imperatore
Laureato in Economia e Commercio, ha lavorato 22 anni come manager di un istituto di credito. Dal 2012 è un libero professionista, saggista, scrittore e giornalista pubblicista. Collabora con importanti testate.

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