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"Forza sostenibilità": ecco cosa dovrebbe gridare allo stadio un tifoso

Come tifoso (e non come analista finanziario) sono tranquillo per il futuro perché la "cassa" del Napoli è ancora più bella dell'utile di bilancio.


Vincenzo ImperatoreVincenzo ImperatoreAnalista finanziario e giornalista

07/12/2023 09:03 - Altre notizie
Forza sostenibilità: ecco cosa dovrebbe gridare allo stadio un tifoso

“Ma cosa ce ne frega dello scudetto dei bilanci!” è la versione meno aggressiva de “i papponisti”, gli interpreti di quella corrente di pensiero che contesta Aurelio De Laurentiis per la sua presunta scarsa propensione a investire per far “vincere” il NapoliPappo’, cacce ’e sord» il loro slogan-manifesto) e soprattutto per la più eterea (e forse storico-antropologica) “incriminazione” di aver sfruttato Napoli per il “lurido” fine del profitto («Pappo’, si venuto a fa ’e sord ’ncuoll a nuje»: altro mantra del pensiero papponista). Ma, come ho più volte ripetuto, il sanfedismo a Napoli non è mai scomparso.


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Perché lo scudetto dei conti è quello che dovrebbe maggiormente interessare il tifoso del Napoli che, senza quel bilancio in ordine, farebbe metaforicamente la fine dei giacobini le cui teste nel 1799 furono mozzate dalle ghigliottine in piazza Mercato.

Perché con quella solidità un anno lo puoi anche sbagliare ma l’anno dopo hai la forza finanziaria per poter rimediare agli errori e garantire continuità di risultati di vertice. 

Nell’ultima settimana abbiamo magnificato il risultato economico della gestione 2022-2023: l’utile di 80 milioni di euro, il guadagno di un anno di gestione. E’ un dato sicuramente determinante per garantire la sostenibilità a certi livelli. Ma c’è una evidenza che per un analista finanziario è ancora più importante: la cassa .

Molti imprenditori si limitano a vivere alla giornata e a fare il proprio lavoro pensando solo al fatturato e, talvolta, agli utili. Poi nulla più! 

Non sanno che molto spesso una azienda che produce fatturato non sempre realizza utili che incrementano il patrimonio per una cattiva gestione finanziaria. In altri termini, confusi da quel presunto guadagno, non si accorgono che la gestione sta bruciando cassa; cioè quegli utili sono solo scritture contabili che non si trasformano in saldi positivi di conto corrente perché stanno accumulando debiti oppure perché non stanno incassando quanto fatturato

Per verificare l’efficienza della gestione finanziaria, “‘e sord’ rint’ ‘o traturo” (teraturo in napoletano vuol dire dunque cassetto), occorre tener presente la Posizione Finanziaria Netta (PFN).

La PFN è definita come il totale dei debiti finanziari onerosi, verso banche e altri finanziatori, generati nella gestione aziendale al netto delle liquidità immediatamente reperibili dall'azienda.

Si tratta in altre parole di un indice che esprime la capacità/incapacità dell'impresa di generare un livello di cassa in grado di coprire le attività operative (costi e debiti correnti).

Ci siamo divertiti a verificare in maniera artigianale la PFN delle 5 squadre di vertice del campionato di serie A (tabella n°1). Non bisogna essere dei maghi della finanza per capire che il Napoli, in questo momento ha in cassa circa 97 milioni di euro e le due attuali capoliste (Inter e Juve) hanno, invece, debiti per 440 milioni e 340 milioni di euro!!

Chi potrà divertirsi maggiormente nel prossimo mercato senza dover necessariamente prima vendere calciatori? Chi potrebbe permettersi addirittura (sto azionando tutti i rituali apotropaici) di non arrivare tra le prime quattro squadre in classifica? Ecco, questo significa sostenibilità!

Non possiamo, inoltre, dimenticare, che ai fini del Financial Fair Play, il Net debt (o posizione finanziaria netta), viene calcolato in una maniera ancora più rigorosa: alla differenza tra debiti finanziari e disponibilità liquide va aggiunto il saldo tra debiti e crediti verso società di calcio e i debiti fiscali e previdenziali non correnti (Accounts payable to social/tax authorities).

Il risultato della somma algebrica, per il Ffp, non deve essere superiore al fatturato netto (valore della produzione – imposte): inutile dire, come si evince dalla tabella n°2, che il Napoli rispetta ampiamente il parametro negli ultimi sette anni analizzati (!). 

Il nuovo regolamento del Fair Play Finanziario ha introdotto anche la nozione di Relevant debt, che non è altro che la PFN meno l’importo del debito direttamente attribuibile alla costruzione e/o alla modifica sostanziale dello stadio e/o alle strutture di formazione (settore giovanile). Il Relevant debt non deve essere superiore congiuntamente a due limiti: 30 milioni euro e sette volte la media della differenza tra valore e costi della produzione.

Nel caso in questione, sempre con riferimento alla tabella che segue, dal momento che non emergono debiti finanziari per lo stadio e/o infrastrutture sportive, il Relevant debt è uguale al Net debt e soddisfa i requisiti del Financial Fair Play. E forse abbiamo dato anche una risposta agli altri due luoghi comuni diventati ormai un mantra: “Perché non costruisce uno stadio?”, “Perché non investe nel settore giovanile?”.

Certo, il tifoso-presidente per un giorno, quello che vuol sapere se la propria società è in grado di comprare i campioni che sogna, potrebbe giustamente rispondere: «Va bene, il Fair Play Finanziario esiste: ma funziona? O siamo gli unici a osservare le regole e gli altri vincono gli scudetti?». Verissimo ma 

Il Napoli ha capito che il rispetto delle regole del Fair Play Finanziario, indipendentemente dall’obbligo di legge, è necessario per la sua sopravvivenza.

E poi non dimentichiamo che la determinazione della posizione finanziaria netta rappresenta spesso un punto di criticità nei casi di valutazione d’azienda nel contesto di operazioni di M&A (acquisto/vendita della società), stante che quanto più negativa sarà la PFN, tanto sarà minore l’equity value dell’azienda, e quindi il prezzo che dovrà essere corrisposto dall’acquirente nel caso di acquisizione aziendale. 

Ma di questo parliamo la prossima volta.


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Vincenzo ImperatoreVincenzo Imperatore
Laureato in Economia e Commercio, ha lavorato 22 anni come manager di un istituto di credito. Dal 2012 è un libero professionista, saggista, scrittore e giornalista pubblicista. Collabora con importanti testate.

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