Baggio e la verità su Trapattoni: "Non mi portò al Mondiale, mi disse il motivo e gli risposi"
Roberto Baggio ha raccontato tutti i dettagli della mancata convocazione al Mondiale 2002: il Ct Trapattoni non se la sentì di portarlo in Korea e Giappone.

Roberto Baggio, straordinario calciatore, per tanti il migliore della storia del calcio italiano, in un passaggio di una intervista rilasciata a Gianluca Gazzoli per il podcast "Passa dal BSMT", ha ricordato il suo rapporto con la nazionale, in particolare la fine del mondiale del 1994 e l'esclusione dall'edizione del 2002.
Queste le parole dell'ex numero 10 di Fiorentina, Juventus, Bologna, Inter, Milan e Brescia: "Purtroppo ho sempre saputo che è un mio punto debole: quando sto per raggiungere degli obiettivi, inevitabilmente accade qualcosa, nascono gli ostacoli. Anche il Mondiale USA 94, eravamo arrivati stanchissimi alla finale dopo aver giocato partite precedenti con delle temperature incredibili ed ebbi una piccola contrattura all'adduttore".
E poi sul rapporto con Trapattoni: "Avevo ormai 33 anni, volevo stare vicino alla mia famiglia, non avevo voglia di spostarmi. Volevo giocare vicino casa, messaggio chiaro. Volevo giocare a Vicenza, il messaggio era soprattutto per questo club dove avevo iniziato, volevo chiudere lì. Passai l'estate ad allenarmi da solo sul campo dove avevo mosso i primi passi. Ero con il mio preparatore con la speranza arrivasse una chiamata. A settembre mi chiamò Mazzone per andare al Brescia. E gli dissi di sì perché volevo andare al Mondiale nel 2002 in Giappone. Fatico a darmi una spiegazione della mancata convocazione. Iniziai bene la stagione, 8 partite 8 gol. Poi mi faccio male a Piacenza, passo due mesi ad allenarmi e basta perché mi dicono che il crociato aveva subito una distorsione, mi dissero che se avessi aumentato la massa muscolare il ginocchio sarebbe stato più stabile...".
"Faccio tutto, ma invece quando rientro si spacca tutto. Era febbraio e a maggio finiva il campionato. Mi opero e dopo una settimana inizio la rieducazione: l'obiettivo era tornare per il Mondiale. Dissi alla miglia famiglia: "Fate conto che non ci sarò per i prossimi mesi". Sapevo che sarebbe stata una sfida infinita, ma che avrei vinto. Dovevo abbandonare tutto però. 77 giorni dopo l'operazione al crociato tornai a giocare. Roba miracolosa? Si, la testa fa la differenza in tutto. Trapattoni? All'inizio stagione, dopo gli 8 gol, mi disse: "Stai tranquillo, pensa a giocare e alla fine vediamo". Sono tornato le ultime tre partite, ho fatto altri tre gol. Ci ho sperato anche perché mancavano ancora 30 giorni al Mondiale, ma stavo bene già. Lui mi chiamò a casa e disse che non mi avrebbe portato perché aveva paura che mi facessi male, questa fu la scusa. Io risposi: "Lei non si deve preoccupare per questo, posso farmi male anche scendendo dall'autobus. Se mi faccio male, smetto di giocare, ma questa è una scusa". E lui: "No, no, è solo questo". Non l'ho più incontrato e forse è stato meglio così", ha concluso Baggio.







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