Lukaku racconta: "Ero molto timido. Mio padre è congolese, non avevamo la macchina"
L'attaccante belga del Napoli ha raccontato alcune fasi della sua giovinezza nell'intervista rilasciata ai canali del club azzurro.

Romelu Lukaku nel corso dell'intervista rilasciata ai canali ufficiali della SSC Napoli ha parlato anche della sua infanzia. "Sono nato ad Anversa, una città nel nord del Belgio. Mio padre era un calciatore nel top campionato belga, poi siamo andati un po' in giro: abbiamo fatto Anversa, Liege, Bruxelles. Poi è tornato ad Anversa e io ho iniziato a giocare a calcio a sei anni. Per andare lì, da dove viviamo, ci vogliono 20 minuti. Non avevamo la macchina e allora sono andato a giocare in una squadra regionale. Ho giocato lì un anno e poi è arrivato il Lierse per me. Sono rimasto lì per due anni, abbiamo vinto il campionato belga due volte e mi sono trasferito all'Anderlecht, la squadra della mia infanzia".
L'attaccante ha proseguito: "Il mio debutto all'Anderlecht è stata una sensazione forte. Era una cosa che sognavo da quando avevo sei anni, giocare per il club più grande del Belgio e rappresentavo la mia città. Quando ho visto Vincent Kompany fare il suo debutto per l'Anderlecht, ho pensato se ce l'ha fatta lui, ci potevo riuscire anch'io. Ha le mie stesse origini. Anche suo padre è congolese. È di Bruxelles. Anche lui ha fatto l'accademia quindi quando ha fatto il suo debutto, mi ha spinto ad andare avanti a provare a fare lo stesso. Ho giocato la mia prima partita e subito dopo, ho pensato solo a segnare gol, cosa che ho fatto nella mia seconda apparizione".
"Da ragazzo ero molto timido e non parlavo molto, perché ero più concentrato sul successo nel calcio e sono rimasto così. Quando inizialmente non conosco le persone, mantengo le distanze, ma quando le persone sono buone con me, ci metto cuore e anima e do tutto me stesso. Se vedo qualcosa di diverso, posso essere un po' così. Questo mi è rimasto, ma sono molto calmo su tutto il resto. Gioco molto alla PlayStation. I miei figli sono la parte più importante della mia vita e sono concentrato al 100% sul calcio perché è il mio lavoro e anche la mia passione", ha raccontato il belga.





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