Infortuni Napoli, parla l'esperto: "Vi spiego cosa sta succedendo"
Il noto preparatore atletico prova ad illustrare le ragioni che, a suo modo di vedere, concorrerebbero ad aumentare gli infortuni nel Napoli e non solo.

Le giornate di Serie A passano e gli infortuni nel Napoli, in particolar modo quelli di carattere muscolare, non fanno che aumentare. Gli ultimi in ordine di tempo sono quelli subiti da Stanislav Lobotka e Matteo Politano durante la gara col Genoa. Per capirne di più, la redazione di Radio Marte ha interpellato Claudio Bordon, professore e preparatore atletico di lungo corso, con alle spalle esperienza in vari club (Udinese, Inter, Parma, Palermo, Swansea et al.).
Bordon: "Troppo infortuni in Serie A: cosa non sta funzionando"
"Che succede al Napoli ed alle squadre italiane, che hanno tanti infortuni? Può essere ridotto tutto alle difficoltà nel gestire impegni ravvicinati? Le variabili - esordisce Bordon - sono davvero molteplici. Io direi che una delle cose importanti sia sicuramente il fatto di giocare partite troppo ravvicinate, tra campionato e coppe. Ci sono gare molto impegnative sin da subito, senza contare le Nazionali e le rose ampissime. Le persone che seguono gli atleti in alcuni club non sono sufficienti. Inoltre, il calcio è uno sport di contatto. Gli staff non sono adeguati come numero e, in alcuni esempi, anche di competenze specifiche".
"Conte ha quindici persone tra i suoi collaboratori e questo è un bene; dovrebbe avere tutta gente all'altezza nel suo staff, visto anche il numero. Servono 4-5 preparatori, come minimo. Se vogliamo ridurre gli infortuni, però, dobbiamo insistere moltissimo sulla prevenzione ed il lavoro individuale. Ci sono molti calciatori che, oltre ad allenarsi col club, lavorano con preparatore, fisioterapista o osteopata particolare; questo crea grande confusione".
"Un'altra cosa che ho notato in Italia - sottolinea l'ospite radiofonico - è che molto più spazio di prima viene occupato dagli allenatori, figure che oggi, con il discorso di affinare il gioco e la tecnica, insistono troppo sul lavoro con la palla che, checché se ne dica, non può essere uguale per tutti, ma va differenziato da giocatore a giocatore, specie ad alta intensità. Non si possono unificare tutti i carichi e le metodologie quando ci allena a secco, e non solo. Un bravo tecnico deve tener conto delle caratteristiche di ognuno dei suoi atleti", ha concluso.






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