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Discriminazione anti-Napoli: le regole FIGC premiano i falliti e bloccano i virtuosi. Liquidità da 200 milioni

Mentre il Napoli con 200 milioni in cassa resta paralizzato, club indebitati con indici sotto 0,8 dominano il mercato. Il paradosso del "costo del lavoro allargato".


Vincenzo ImperatoreVincenzo ImperatoreAnalista finanziario e giornalista

25/12/2025 08:32 - Calciomercato
Discriminazione anti-Napoli: le regole FIGC premiano i falliti e bloccano i virtuosi. Liquidità da 200 milioni

Immaginate un'auto in perfette condizioni: motore ruggente, freni impeccabili, telaio indistruttibile, ma con mezzo serbatoio di benzina. Potete guidarla ovunque, con prudenza, sapendo che la vostra solidità vi porta lontano. Ora pensate a un rottame: motore grippato, gomme bucate, ruggine ovunque, eppure con il serbatoio colmo fino all'orlo. Secondo le nuove regole del calcio italiano, è il rottame che sfreccia libero in autostrada, mentre la vostra macchina perfetta resta ferma al ciglio della strada. È il paradosso che sta colpendo il Napoli con il "costo del lavoro allargato", norma approvata a novembre 2025 dalla FIGC. Questa regola discrimina club sani come i partenopei – con liquidità solida, patrimonio netto positivo e gestione virtuosa – per favorire 18 squadre con bilanci in condizioni pietose: debiti cronici, utili negativi, patrimoni erosi e liquidità evaporata.


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Mercato a saldo zero per il Napoli

La metafora dell'auto spiega tutto in modo semplice. L'indice FIGC misura solo il "livello della benzina": costi operativi (stipendi giocatori, ammortamenti cartellini, commissioni agenti) rispetto ai ricavi trimestrali al 30 settembre – uno "snapshot trimestrale" è come una fotografia istantanea dei conti presa a fine primo trimestre dell'esercizio sportivo (luglio-giugno), che i club inviano entro fine novembre per decidere le regole del mercato di gennaio, senza aspettare il bilancio annuo completo. Se superi l'80%, scatta il "saldo zero" a gennaio: per ogni acquisto, devi prima cedere o tagliare costi equivalenti, senza un euro extra.


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Il Napoli ha una liquidità di oltre 200 milioni

Il Napoli ha un'auto eccellente – liquidità da oltre 200 milioni in cassa, patrimonio netto positivo grazie a plusvalenze intelligenti, utili accumulati senza debiti – ma con "mezzo serbatoio" per fluttuazioni come mancate Champions o acquisti come Højlund (under 23 straniero che conta al 100%). Risultato? Blocco soft: solo prestiti secchi, scambi o uscite forzate, niente investimenti liberi.

Le altre squadre si affidano a trucchi contabili

Le altre 18 squadre? Hanno "rottami" con serbatoi pieni artificialmente – magari da diritti TV gonfiati o sponsor facili – ma interni marci: debiti bancari enormi, perdite continue da anni, patrimoni negativi nascosti da trucchi contabili. L'indice le salva perché il loro snapshot trimestrale regge, permettendo spese serene. È una discriminazione evidente: punisce chi ha costruito sostenibilità reale (cassa, equity, riserve), premiando chi sopravvive a forza di cerotti, rischiando collassi futuri che trascinerebbero giù tutta la Serie A.

Approvata nel Manuale Licenze Nazionali, la regola usa dati al 30 settembre per gennaio 2026 (soglia 0,8, poi 0,7 da estate). È uno snapshot rigido, senza correttivi per liquidità, patrimonio o utili storici. Peggio: esclude dal calcolo costi di Under 23 italiani "azzurrabili" (U21, U19), favorendo club con vivai forti come Atalanta o Milan. Napoli, con meno talenti azzurri pronti, non ne beneficia e resta penalizzato da acquisti esteri giovani come Højlund, che pesano pieno. Le rivali con bilanci pietosi? Navigano tranquille: utili zero o negativi, liquidità sotto zero, ma indici ok per dinamiche stagionali. In pratica, 18 club "malati cronici" guadagnano margine per spendere, mentre Napoli – modello di virtù – deve smantellare prima di ricostruire.

Confrontatela con l'Europa: la Squad Cost Rule UEFA guarda un triennio, tollera deficit fino a 60 milioni coperti da proprietari, richiede patrimonio netto in crescita (10% annuo) e usa liquidità per deroghe via settlement. Là, il Napoli volerebbe; qui, un controllo trimestrale crudele ribalta i valori, ignorando la salute complessiva.

Per capirlo meglio, pensate ai fatti. Napoli: cassa abbondante da cessioni passate (nessun dividendo a De Laurentiis), equity positiva, costi aumentati ma gestiti senza prestiti. Le altre? Debiti strutturali (banche, bond), minusvalenze accumulate, dipendenza da paracadute FIGC o diritti TV calanti. L'indice le protegge短期, ma UEFA le bacchetterebbe con esclusioni dalle coppe. Napoli, invece, è pronto per competere: scudetto alla portata, ma legato da regole che premiano la mediocrità.

A gennaio mercato con le mani legate

A gennaio, Conte e Manna operano con le mani legate: prestiti creativi o cessioni per far spazio, niente rinforzi pesanti nonostante la rosa bisognosa. Rivali "pietose" spendono, rischiando bolle che esploderanno in fallimenti, buchi nei palinsesti TV e Serie A impoverita all'estero. Questa norma non protegge il sistema: deprime i virtuosi, gonfia i falliti, uccide la competitività.

Il Napoli merita equità

Il Napoli merita equità: regole che guardino l'auto intera – benzina, motore, telaio – non solo un indicatore miope. Altrimenti, la Ferrari partenopea resterà ferma, mentre i rottami sfileranno trionfanti. Non sono un complottista e anzi non sopporto i complottismi, ma in questo caso a pensar male……. si fa peccato perché viene da chiedersi se certe regole non siano state cucite su misura per tenere a freno proprio chi potrebbe dominare. È ora di cambiare marcia, per un calcio italiano che premi la vera forza, non le illusioni.


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Vincenzo ImperatoreVincenzo Imperatore
Laureato in Economia e Commercio, ha lavorato 22 anni come manager di un istituto di credito. Dal 2012 è un libero professionista, saggista, scrittore e giornalista pubblicista. Collabora con importanti testate.
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