Beccantini: "Molto fantasma il rigore di Mkhitaryan su Di Lorenzo. L'Inter stava dominando, poi..."
Roberto Beccantini, storica firma del giornalismo sportivo italiano, ha analizzato il successo dei campioni d'Italia sull'Inter.

Roberto Beccanti, giornalista, ha commentato la vittoria del Napoli di Antonio Conte contro l'Inter di Chivu che ora è terza in classifica alle spalle del Milan, secondo. Partenopei a quota 18 punti, a seguire rossoneri a 17 e nerazzurri a 16. La Roma può tornare a pari punti con gli azzurri, ma deve battere il Sassuolo in trasferta.
Queste le parole di Beccantini: "Selvaggia come un puledro imbizzarrito, Napoli-Inter 3-1 ci ha riportato alla febbre del sabato sera. Veniva, «Andonio», dal 2-6 di Eindhoven e lamentava troppi giocatori nuovi e troppi infortunati «vecchi». Chivu, lui, aveva preso a pallate l’Union St. Gilloise per 4-0, dopo – però – cinque minuti d’inferno. Il risultato ha scosso classifica e moviole, dal Vesuvio a Lissone. Vero, molto fantasma il rigore di Mkhitaryan su Di Lorenzo, fischiato da Mariani a 8 secondi di distanza (su dritta dell'assistente?) e ratificato dal Var 4’20″ più tardi. Dal dischetto, De Bruyne folgora Sommer ma si tocca la coscia. Corre, la memoria, a un penalty di Vialli in un Roma-Juventus d’antan: caviglia k.o. per stress e mira randagia. Fuori, dunque: e dentro Olivera. Esce pure l’armeno, acciaccato ai flessori, sostituito da un pavido Zielinski".
Ed ha aggiunto: "Stava dominando, l’Inter. Paratona di Milinkovic-Savis su Lautaro, traversa di Bastoni, palo di Dumfries, occasioni assortite. Conte aveva battezzato Neres falso nueve. Confesso: lì per lì, un’idea un po’ stramba. Ma piano piano, sempre meno stramba. Anche perché, scritto con tutto il tatto possibile, l’uscita di De Bruyne ha riconsegnato ‘o Napule allo spirito e all’anima della Old guard e McTominay alla libertà smarrita: o comunque contesa. Insomma: dal 4-1-4-1 pro belga al 4-3-3 dello scudetto".
"Non a caso, ecco il raddoppio di «Mcdomini», con una sassata delle sue, da centravanti d’una volta, in capo a un contropiede lanciato da Spinazzola. Pur non sembrando la belva schiumante del primo tempo, l’Inter rientrava in partita con un mani-comio di Goodmorning che Calhanoglu trasformava da par suo. Il Martello e il Toro si scambiavano berci assortiti, a conferma che il cielo non sempre è più blu; i corpo a corpo dei campioni tenevano brillantemente botta, e le rotazioni di Chivu, Pio compreso, stavolta non aggiungevano: toglievano. E così Anguissa, al culmine di un ricamo raccolto fra i bossoli della forsennata sparatoria, siglava il gol dell’apoteosi. Il calcio vive di eccezioni, non di regole. O non esclusivamente di norme. Sette vittorie consecutive, l’Inter: eppure. E alla distanza non cala(va) più: boh. Mi scrive un lettore sopra le parti: il Napoli ha meritato nella ripresa il fondoschiena che aveva avuto per 45’. Chapeau", ha concluso.
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