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Cassazione, clamorosa mazzata per i club di calcio: plusvalenze da calciomercato tassate anche ai fini Irap

La Corte di Cassazione ha messo il punto sulla questione dell'inquadramento fiscale delle plusvalenze da calciomercato e della classificazione nei bilanci.


RedazioneRedazioneTestata giornalistica

18/02/2019 14:32 - Calciomercato
Cassazione, clamorosa mazzata per i club di calcio: plusvalenze da calciomercato tassate anche ai fini Irap

Una lunga controversia giuridica che si chiude nel peggiore dei modi per le società professionistiche del calcio italiano. Con le ordinanze 2144, 2145 e 2146, pronunciate il 12 luglio 2018 e pubblicate lo scorso 25 gennaio 2019, la Corte di Cassazione ha messo il punto finale sulla questione dell’inquadramento fiscale delle plusvalenze da calciomercato e della loro classificazione nei bilanci delle società: si tratta di proventi ordinari nella gestione dell’attività economica, e non certo straordinario come sarebbe per esempio la plusvalenza da cessione di un capannone industriale o di un terreno agricolo. E dunque - si legge su Calciomercato.com - i proventi da plusvalenza nella cessione dei diritti pluriennali di calciatori vanno tassati tramite applicazione dell’Imposta Regionale sulle Attività Produttive (Irap).


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Come detto - scrive Pippo Russo - le ordinanze della Cassazione esprimono un’interpretazione definitiva a proposito di un conflitto che da anni vede contrapposte l’Agenzia delle Entrate e diverse società di calcio. Nel nostro lungo lavoro di studio sui bilanci del Genoa dell’era Preziosi (da cui sono scaturiti due articoli, e altri ne arriveranno) abbiamo incontrato più volte tale questione. E dai testi delle relazioni sulla gestione del club rossoblu si coglie quanto l’esito della controversia possa essere importante per spostare gli equilibri di bilancio. I casi presi in esame dalla Cassazione riguardano invece l’Inter e i suoi bilanci relativi agli anni 2001, 2002 e 2003. Come si legge nelle ordinanze della Suprema Corte, il conflitto fra il club nerazzurro e l’Agenzia delle Entrate va a toccare una materia complessa, rispetto alla quale la legislazione sul lavoro dell’atleta professionista, la giurisprudenza e le interpretazioni fornite dalla Figc componevano un quadro contraddittorio. Serviva un’interpretazione che mettesse ordine. La Corte di Cassazione l’ha data. E per un movimento come quello del calcio italiano, la cui economia è così pericolosamente dipendente dalle plusvalenze da calciomercato (come testimoniato dall’ultima edizione del Report Calcio Figc), si tratta di una novità dagli effetti potenzialmente micidiali, soprattutto per quelle società che hanno instaurato lunghi contenziosi con l’amministrazione finanziaria in passato.


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