Vignati: "Il panino con Maradona e i palleggi col sacchetto. Mi hanno offerto milioni, non venderò mai"
Massimo Vignati ha raccontato alcuni incredibili aneddoti sul leggendario numero 10 del Napoli.

Se Saverio Silvio Vignati è stato il leggendario custode dello Stadio San Paolo ai tempi di Diego Armando Maradona, suo figlio Massimo è il custode dei cimeli dell'asso argentino che sono esposti nel museo a lui dedicato a Napoli, ai Quartieri Spagnoli.
Lucia, la madre di Massimo, fu scelta dal 10 della squadra azzurra come cuoca e governante di casa Maradona. Dal legame e dall’affetto tra le due famiglie nasce questo museo, dove si continua a respirare aria di casa: Diego infatti scelse di donare proprio ai Vignati moltissimi suoi oggetti e maglie. Nel corso di una diretta televisiva, Massimo Vignati ha raccontato alcuni aneddoti molto divertenti e significativi.
"Maradona, il lunedì sera, giocava a calcetto alle 11 di sera presso i campetti di Gianni Improta, mitico maestro. Dopo la partita - voglio precisare che non voleva mai perdere - andavamo a mangiare un panino e si faceva tardi. Avevo 11 anni - ricorda Massimo Vignati - ero uno scugnizzo e dormivo a casa sua, avevo la stanzetta. La mattina alcune volte non andavo a scuola, dicevo a mia madre di avvertire mio padre e con il grande Fernando Signorini andavo pure io a Soccavo a vedere gli allenamenti. Ho vissuto una favola con Diego. Grazie a mio padre per 7 anni ho fatto anche il raccattapalle a bordocampo. Napoli-Bayer Monaco ero lì, pioveva tanto. E a ritorno, ricordate il balletto di Diego prima della partita a Monaco? Ho la giacca di quella tuta".
"Mi hanno offerto tanti milioni per questi cimeli, ma io non li venderò mai. Sono come i miei figli, non hanno prezzo, hanno un valore inestimabile. Non sono un collezionista, sono il figlio della governante di Maradona e mia sorella era la baby-sitter della sua famiglia. Sono regali personali a me, ai miei fratelli e alla mia famiglia. E avevo anche il numero di piede di Diego e le sue misure tra scarpe e abbigliamento", ha raccontato.
Ed inoltre ha aggiunto: "Vi racconto un altro aneddoto. Mia sorella festeggiò i suoi 18 anni dopo quel Napoli-Milan in cui Diego segnò di testa anticipando Galli in uscita. Ci promise che sarebbe passato. Preparammo tutto. A mezzanotte pensammo che non sarebbe venuto più. Dopo cinque minuti ci chiamò e ci disse di andare a prenderlo al Santuario di Capodimonte. Andammo a prenderlo con la Renault 5. Diego aveva una tuta alzata sulle caviglie e con le scarpe con i lacci sciolti. Mangiammo e tra una parola e l'altra si fecero le 7 del mattino. Mia madre, scherzando, gli chiese - a Napoli c'era questa usanza - di portare giù il sacchetto della spazzatura. Gli disse sorridendo e ripeto, scherzando: "Guagliò a mammà, quando scendi, fammi questa cortesia". Quando se ne andò, dopo un paio d'ore, Diego si ricordò di quella richiesta scherzosa perché aveva ben presente che abitavamo al quarto piano senza ascensore. Chiuse bene il sacchetto, iniziò a palleggiare e fece tutti i piani, poi calciò e lo mise nel cassonetto. Il quartiere che era lì da tempo ad aspettarlo, lo applaudì per quell'ennesima magia".
Infine ha concluso: "Sono stato ospite anche ad un evento della Ferrari: sapete che è grazie a Diego che ci sono Ferrari di diversi colori? Prima solo rosse, poi Maradona la volle nera e da lì è nato tutto".
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