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Roma-Napoli, le 10 "rivelazioni" della vittoria azzurra allo stadio Olimpico

L'analisi postpartita di Roma-Napoli, gli azzurri hanno vinto con grande merito. Dalla gara dell'Olimpico ricaviamo dieci "rivelazioni".


Alessandro D'AriaAlessandro D'AriaMatch Analyst

01/12/2025 14:48 - Campionato
Roma-Napoli, le 10 rivelazioni della vittoria azzurra allo stadio Olimpico

Quello visto contro la Roma è stato senza ombra di dubbio il miglior Napoli della stagione, una squadra che, negli ultimi diciotto mesi, ha cambiato pelle più volte, tanto per il camaleontismo dimostrato dal proprio allenatore, quanto per necessità dettata dai numerosi infortuni patiti.


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Una affermazione quella di Roma che non è da considerarsi soltanto come una vittoria pesante in chiave classifica: è stata soprattutto l’ennesima grande dimostrazione dell’evoluzione tattica vissuta da Conte da quando è diventato allenatore del Napoli. Un’evoluzione iniziata nella scorsa stagione e che continua ancora oggi, che ha trasformato gli azzurri in una squadra capace di scrivere un manifesto di applicazione collettiva, gestione dei momenti e maturità strategica. Un manifesto che consta di dieci elementi che proprio ieri sono parsi chiari e distintivi del nuovo Napoli nato dalle ceneri di Eindhoven e Bologna.


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Roma-Napoli, le 10 "rivelazioni"

1. AGGRESSIVITA’

Un uomo contro uomo, con quelli in azzurro a mordere le caviglie e a “fagocitare” i propri avversari di turno, per appagare una fame ritrovata. Una voglia di impedire le opzioni di giocata nemica e al tempo stesso di andare a fare male con un cannibalismo che mai da inizio stagione si era rivisto. Aggredire per difendere, sempre o quasi in avanti.

2. INTENSITA’

L’avevamo tanto e spesso invocata, assente dallo scorso anno. Perché mai, nemmeno nelle gare di Champions, si era palesata nelle pieghe delle gare dei partenopei. Bentornata, dunque, decisiva e finalmente palesatasi in ogni elemento della squadra, in ogni fase e sottofase. Interpreti straordinari Olivera, Buongiorno, Rrhamani e McTominay, ma anche Hojlund, Di Lorenzo e Lobotka. Era ora!!! 

3. VELOCITA’

Quella di Neres e Lang, nelle scorribande a tutto campo nella metà campo giallorossa, ma anche quelle di un McTominay e tutto campo. Non solo velocità di esecuzione, ma anche, se non soprattutto, di pensiero, quella che toglie il tempo all’avversario, che impedisce la lettura della giocata e al tempo stesso ti fa guadagnare un tempo di gioco grazie al vantaggio dell’idea.

4. IMPREVEDIBILITA’

Quella che mai ti aspetteresti da una squadra di Conte, ma del vecchio Conte. La versione, riveduta, corretta e perfezionata del tecnico dei campioni d’Italia, ha fatto della imprevedibilità, dei movimenti random e delle associazioni relazionali tra i calciatori, la base e l’humus di un nuovo Napoli, esemplificazione del novello Conte in purezza.

5. DUELLI

Quando in una sfida a Gasp vinci il 54% dei duelli vuol dire che hai fatto una grande prestazione e che, nove volte su dieci, l’hai pure portata a casa. Impostare contro il maestro di questo tipo di approccio un a gara a specchio, tanto tattico quanto filosofale, richiede una buona dose di coraggio e al tempo stesso di consapevolezza e autostima. Conte ha giocato con le coppie a tutto campo con l’intento chiaro e riuscito di lasciare 3 contro 3 in isolamento, le sue 3 frecce, Neres, Lang e Hojlund contro i 3 centrali della Roma, Hermoso, Mancini e Ndicka. Con palla a Vanja gli azzurri provocavano il pressing alto tipico dei giallorossi, per svuotare lo spazio subito dopo la metà campo, tratteggiato nel grafico in blu. Con Hojlund a fare da boa e a smistare per gli inserimenti mai banali dei due folletti Lang e Neres. I 3 attaccanti partenopei hanno letteralmente mandato ai matti i 3 difensori di Gasp, quasi sempre disorientati dalla imprevedibilità dei movimenti e delle giocate avversarie.

grafico 1 roma napoli

6. PRESSIONE INTELLIGENTE

Intensità e aggressività si, ma anche pressione intelligente testimoniata dall’analisi della metrica PPDA - Passes per defensive action -. Conte ha chiaramente preparato la gara per effettuare una pressione intelligente e a tratti intermittente, testimoniata da un valore di PPDA molto alto,18,29, molto più alto di quello mediamente registrato finora. Un Napoli che cercava il recupero immediato del pallone ma, nel caso in cui i giallorossi superavano la prima pressione, orientava le loro azioni verso zone di campo meno pericolose. Le linee restavano compatte, le distanze corte, e gli uomini più tecnici dei giallorossi, Soulé e Pellegrini in primis, venivano tagliati fuori dalla manovra attraverso marcature uomo su uomo, accoppiamenti che non sono cambiati lungo tutto il corso del match. Lobotka ha guidato la squadra come un metronomo difensivo, rallentando le accelerazioni romaniste e trasformando il pressing avversario in possesso sicuro. 

7. VERTICALIZZAZIONI CHIRURGICHE

Le verticalizzazioni sono state rare ma chirurgiche, studiate più che improvvisate, con i movimenti di Neres e Lang a scavare lo spazio per le incursioni delle mezzali, inventandosi un nuovo modo di stare in campo, di aggredire l’avversario insinuandogli, minuto dopo minuto sempre di più, il timore di farsi trovare spiazzato da una di queste imbucate. Un Neres nuovo di zecca per posizione e per ruolo/funzione, molto più dentro il campo a fungere quasi da seconda punta.

grafica 2 roma

8. DISTANZE

In tutta la contesa si sono perse solo nel finale, dopo i cambi, ma era tutto sommato fisiologico. Tuttavia, per l’intero match, erano state perfette. Squadra mai allungata o sfilacciata in transizione negativa, distanze tra i reparti ottimali, grazie alla perfetta intesa di ruoli e talvolta di sguardi del duo Lobotka-McTominay. Mai durante la gara si è avuta l’impressione che la Roma potesse trovare qualche falla nel sistema difensivo partenopeo, né che potesse in qualche modo rendersi pericolosa, eccetto che sui calci d’angolo, dove pure gli uomini di Conte se la sono cavata alla grande.

9. CONDIZONE ATLETICA

Era all’esame dell’ostacolo più alto, quello rappresentato da una squadra allenata da Gasperini, maestro e maniaco della preparazione atletica. La condizione palesata dagli azzurri è parsa straripante, a tratti arrogante per la sua superiorità, testimoniata da una mole di chilometri di squadra percorsi davvero straordinaria, ben 129,279 a fine gara, contro i 123,725 dei giallorossi. Sugli scudi, manco a dirlo, il solito McTominay (13,029), seguito da Lobotka, Olivera, Buongiorno e Di Lorenzo. Ma, dato numerico a parte, la sensazione di una corsa intelligente e di qualità.

grafica 3 roma napoli

10. MENTALITA’E CORAGGIO

L’avevamo tanto caldeggiato, il coraggio, quello di inserire i giocatori di qualità in zona trequarti, che il Napoli possiede in più interpreti, e soprattutto quello dell’atteggiamento. Il ritorno al concetto di mentalità di squadra e di identità, quella di un gruppo arricchito nella numerica e nella qualità e varietà di alternative garantite da una campagna acquisti in parte mortificata dai tanti infortuni che hanno colpito a mò di maledizione la squadra allenata da Antonio Conte, ma che, nonostante tutte le avversità, ne hanno moltiplicato capacità di resilienza e di sacrificio, quelli sì, ingredienti indispensabili del ritrovato Napoli campione d’Italia. 


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Alessandro D'AriaAlessandro D'Aria
Match Analyst e Football Data Analyst certificato ed abilitato alla professione. Giornalista pubblicista iscritto all'ODG Campania, a fine anni '90 ha seguito da vicino il Napoli, sia Primavera che prima squadra.

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