Il futuro di Gaetano, Folorunsho e Caprile è determinato dalla valutazione del potenziale e non delle prestazioni
I tre giocatori di proprietà del Napoli stanno facendo molto bene. Cosa significa il loro boom di rendimento? Due strumenti della disciplina manageriale aziendale ci forniscono la giusta risposta.

Perché Gaetano, Folorunsho e Caprile stanno facendo delle bellissime prestazioni nelle loro rispettive squadre e nel Napoli, che ne è proprietario, non giocavano? Perché non dobbiamo confondere la valutazione delle prestazioni dalla valutazione del potenziale, due strumenti della disciplina manageriale aziendale che forniscono risposta ai tanti che in queste settimane stanno sottolineando “l’ennesimo errore della gestione De Laurentiis che ha puntato su altri calciatori (Dendoncker, ad esempio) che, tra l'altro, pur avendo il Napoli bisogno di ricambi, non giocano neppure”.
La valutazione della prestazione è uno strumento che analizza e valuta la prestazione del lavoratore (calciatore), ovvero il contributo da lui fornito all'organizzazione (la società di calcio), utilizzando le sue competenze in un arco di tempo stabilito. Il risultato di questa analisi è il confronto tra la prestazione attesa, ossia quello che ci si attende da una persona in una determinata posizione in termini di risultati e comportamenti e la prestazione resa, ossia i risultati effettivamente raggiunti e i comportamenti effettivamente tenuti dalla medesima persona.
Badate che non stiamo parlando delle pagelle fornite dai quotidiani ma delle valutazioni che periodicamente lo staff tecnico della società, governato dall’allenatore, produce per confrontare il risultato effettivo con l’obiettivo prefissato. Ad esempio se per Gaetano ci aspettiamo che in 15 presenze faccia 7 gol, 10 assist e corra per 60 minuti a partita, ogni 5 partite verifichiamo se quegli obiettivi sono in linea con i risultati effettivi e l’eventuale gap determina poi un “voto” di sintesi sulla prestazione complessiva resa.
La valutazione del potenziale analizza, invece, le attitudini e le capacità delle persone in prospettiva futura, con lo scopo di prefigurare e orientare gli sviluppi professionali, sia in senso verticale (posizioni di maggior complessità/responsabilità) che orizzontale (ruoli diversi).
Il Capo diretto, l’allenatore (e gli specialisti dell’area tecnica) parte dall’osservazione/esame dei comportamenti quotidiani del collaboratore (calciatore) per arrivare ad individuarne e valutarne quelle caratteristiche personali stabili che possono risultare valorizzabili e vincenti in proiezione futura.
In altri termini ogni individuo ha una specificità di energia, attitudini, capacità, predisposizioni delle quali una parte viene utilizzata per il ruolo attuale e la restante parte che non viene utilizzata si chiama potenziale o potenzialità.
E quindi nel ruolo e nella posizione attuale deve essere individuato il surplus di dotazione individuale non ancora utilizzato. Come? Osservando il presente per prefigurare il futuro. Immaginare, sulla base delle capacità osservate, i comportamenti e le reazioni del valutato in situazioni diverse e/o di maggior complessità e/o in posizioni di maggior responsabilità.
In altri termini se Gaetano va bene per il Cagliari che lotta per non retrocedere (ruolo e posizione attuale), sarebbe anche pronto in termini di energie mentali e fisiche, attitudini e capacità per affrontare sfide e competizioni in una squadra con obiettivi diversi come il Napoli?
Nella valutazione del potenziale di un collaboratore (calciatore) si possono compiere tre errori determinanti per lo sviluppo professionale dello stesso e per l’efficienza dell’azienda (società di calcio).
Innanzitutto dare per scontato che ad elevate prestazioni corrisponda sempre un potenziale elevato (o viceversa). Questa equazione non è perfetta perché le eventuali elevate prestazioni devono rapportarsi alle aspettative del contesto: le elevate prestazioni nel Cagliari possono non essere sufficienti ad assicurare elevate prestazioni nel Napoli. Di conseguenza, se si sbaglia la valutazione del potenziale si potrebbe creare frustrazione e depressione nel calciatore (che non ha quelle riserve di energie mentali e tecniche per soddisfare le nuove aspettative)
In secondo luogo un valutatore (allenatore o staff tecnico) potrebbe “interpretare” i fattori di valutazione sulla base delle proprie caratteristiche personali (es.: un valutatore fortemente orientato al pressing alto potrebbe intendere riduttivamente la capacità difensiva ad uomo sulle palle inattive)
In terzo luogo il valutatore potrebbe lasciarsi influenzare, nel valutare il “grading” dei diversi fattori, dalla particolare significatività (tanto in positivo quanto in negativo) rilevata in un singolo fattore (effetto “alone”) (es.: un valutatore che da molta importanza alla capacità di palleggio, se vede palleggiare bene il valutato, si lascia confondere solo da questo parametro ed esprime un parere molto positivo anche su altre caratteristiche che invece il calciatore non possiede come ad esempio la fase difensiva).
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