Ziliani attacca: "Lautaro come un bambino di cinque anni, ma avete visto l'Atalanta?"
Paolo Ziliani, giornalista, ha parlato di Inter e Atalanta nel post pubblicato tramite i suoi canali social.

Nella giornata di mercoledì sono scese in campo le altre due italiane che partecipano alla league phase della Champions League: Inter e Atalanta. I nerazzurri hanno subito la prima sconfitta contro l'Atletico Madrid, mentre la "Dea" ha conquistato un bel successo sul campo dei gemellati dell'Eintracht Francoforte.
Paolo Ziliani, giornalista, ha messo in risalto le due squadre attraverso un post pubblicato sui suoi canali social: "Gli sprechi di sempre e i musi lunghi del capitano Lautaro: in casa Inter urge un reset. Come quello (riuscito) fatto da Palladino all'Atalanta tornata a somigliare alla Dea dell'era Gasp". Poi aggiunge: "La nuova sconfitta-beffa rimediata a Madrid non complica più di tanto la classifica ma mette il dito in una piaga che stenta a rimarginarsi; come l'umore nero del capitano che certo non aiuta Chivu".
Ha, inoltre, evidenziato: "Se è vero che un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza ma tre indizi fanno una prova, gli indizi sul conto dell’Inter-cicala che gioca bene, domina il gioco, crea un’infinità di palle gol ma le spreca e alle fine perde partite che avrebbe potuto e dovuto stravincere non sono tre, sono tredici; e il fatto che questa tendenza allo spreco manifestatasi nell’ultima Inter di Simone Inzaghi si sia trasferita tale e quale all’Inter di Cristian Chivu uscita sconfitta ieri dal Metropolitano per un gol segnato dall’Atletico al minuto 93 dopo che i nerazzurri avevano mancato gol a ripetizione (con Dimarco) e colpito una traversa (con Barella) tre giorni dopo un derby perso dopo aver colpito due pali (con Acerbi e Lautaro) e aver sbagliato un rigore (con Calhanoglu), il fatto che questo vizio sia rimasto e non accenni a scomparire - dicevo - rende la lunga catena di indizi sulla natura scialacquatrice della Beneamata una prova provata con tutte e due le P maiuscole".
L'attacco all'Inter: "Nell’Inter del dopo Inzaghi tutto è cominciato, anzi è ricominciato, sabato 6 settembre a Torino, partita Juventus-Inter, con i nerazzurri in cattedra e avanti 3-2 che nel finale stendono i tappeti rossi ai piedi di Madama consentendole di segnare in men che non si dica i gol del 3-3 e del 4-3 e di vincere una partita senza nemmeno sapere come. E così come un anno fa l’Inter perse, o comunque non vinse una sola partita di quelle giocate, e giocate meglio, contro i diretti avversari dell’alta classifica, anche oggi (con l’eccezione di Roma-Inter) la storia si ripete. Ieri si è ripetuta anche in Champions, a Madrid contro l’Atletico di Simeone, con l’unica consolazione del danno non proprio irreparabile fatto alla classifica: da 3^ alle spalle di Arsenal e Bayern l’Inter è passata 4^ scavalcata anche dal PSG. Nulla di drammatico, almeno su questo fronte: le possibilità di finire comunque tra le prima 8 ci sono ancora. Detto questo, il mistero di questa stramba squadra che se sapesse ogni tanto farsi formica sarebbe perfetta ma non ce la fa perché si sente cicala dentro, rimane. Un caso clinico. Un caso da studiare".
Poi, bersaglia Lautaro: "Quando nel dopo partita di Atletico-Inter 2-1 il Cholo Simeone, allenatore dei colchoneros, ha detto che l’Inter è con tutta evidenza la squadra più forte della Champions League, lo ha detto con la faccia di chi lo pensa davvero. Forse ha esagerato; forse PSG, Arsenal e Real Madrid si fanno preferire per una qualità che ai nerazzurri manca: appunto quella di non sprecare gol in quantità industriale come fa l’Inter. Che in conseguenza di ciò sempre più spesso si ritrova a uscire dal campo a testa bassa, dopo partite giocate sempre a testa alta, in preda a rimpianti e frustrazioni che sono ormai diventati stato d’animo abituale in uno spogliatoio che come se tutto ciò non bastasse deve anche fare i conti coi musi lunghi del capitano Lautaro; nei confronti del quale l’empatia di Cristian Chivu sembra proprio non essere scoccata".
"Un paio di settimane fa, avvertendone la pesantezza degli atteggiamenti, l’allenatore aveva pubblicamente rivolto al suo capitano l’invito a sorridere di più; dopo le sceneggiate da saloon di Napoli-Inter con la sfida all’O.K. Corral ingaggiata da Lautaro in campo con Antonio Conte, Chivu disse in tv che l’Inter aveva perso la partita per avere sprecato energie inutili in liti e diverbi parlando a suocera (i telespettatori) perché nuora (Lautaro) intendesse; e adesso è cominciata la dolente Via Crucis delle sostituzioni che Lautaro - dimenticandosi del ruolo che riveste per via della fascia di capitano al braccio - sembra vivere come affronti personali, mettendo il broncio come un bambino di cinque anni e a volte dando in escandescenze come ieri, una volta accomodatosi in panchina, nel palese imbarazzo di De Vrij e degli altri straniti panchinari".
E ancora su Lautaro: "Magari mi sbaglio: ma questa palese insofferenza, per non dire antipatia, per non dire avversione che Lautaro mostra nei confronti di Cristian Chivu è una miccia accesa che qualcuno all’Inter dovrebbe incaricarsi di spegnere. Perché un capitano che si mostra infastidito e seccato per il fatto di essere avvicendato non manca di rispetto solo all’allenatore, ma prima di tutto - cosa ben più grave - ai suoi compagni di squadra che in panchina aspettano di entrare in campo e rendersi utili anche solo per pochi minuti. Al pensiero che non più tardi di sei mesi fa, al Mondiale per club, Lautaro si lanciò nel famoso j’accuse in mondovisione all’indirizzo di alcuni compagni che a suo dire non s’impegnavano e non remavano più nella stessa direzione (a stretto giro di posta arrivò Marotta a fare da traduttore e a dire papale papale che il capitano si riferiva a Calhanoglu), viene da stropicciarsi gli occhi. Incominci lui a remare nella direzione corretta: perché sullo scafo dell’imbarcazione su cui è impegnato a remare non c’è scritto Lautaro, c’è scritto Inter".
Dopodiché, il passaggio alla nuova Atalanta di Raffaele Palladino: "Le paturnie di casa Inter non devono però far passare in secondo piano la strepitosa performance sfoggiata ieri dall’Atalanta sul campo dell’Eintracht Francoforte. Già nel secondo tempo della partita persa a Napoli 3-1 nel giorno del debutto di Palladino in panchina era stata forte l’impressione lasciata dai bergamaschi: che con Scamacca mandato in campo a fare da ariete tra Lookman e De Ketelaere avevano messo il Napoli con le spalle al muro anche se tardivamente, dopo avere compromesso il risultato in un primo tempo giocato con un modulo senza capo nè coda. Ma se l’esordio in campionato di Palladino aveva visto l’Atalanta tornare a casa a mani vuote, l’esordio in Champions è stato invece luccicante: sull’Eintracht che venti giorni fa aveva imposto al Napoli, al Maradona, lo 0-0 mandando nei matti Conte che era andato in tv a piagnucolare e a lamentarsi per la tattica catenacciara adottata dai tedeschi, l’Atalanta è passata come un rullo compressore segnando 3 gol (Lookman, Ederson, De Ketelaere), colpendo 3 pali (Lookman e due volte Scamacca) e asfaltando i rivali proprio come usava ai tempi belli di Mastro Gasperini. E naturalmente è presto per dirlo: ma la sensazione che Palladino possa riuscire a far tornare l’Atalanta qualcosa di molto simile alla sfavillante squadra forgiata negli anni dal Gasp è stata ieri palpabile".
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