Caso Kvara, Pastore: "A Napoli sta accadendo quel che non doveva. La penso diversamente"
"Come siamo tutti bravi a ragionare con la tasca degli altri e a gettare via i rabbrividenti momenti di felicità", ha spiegato il giornalista.

Rosario Pastore, giornalista, in passato firma autorevole de La Gazzetta dello Sport, ha commentato il caso Kvara: "Lo so, sarà una sofferenza se davvero Kvaratskhelia dovesse andar via, richiamato dai milioni degli arabi. La stessa sofferenza, anzi, sicuramente più atroce, la provammo quando vedemmo in campo Diego con la maglia del Siviglia; o al momento del distacco dei Lavezzi, dei Cavani e di tutti gli altri campioni che avevamo amato, di più, quasi adorato quando si battevano per il nostro Napoli. Era quasi inconcepibile, per noi, che non venisse più seguito l'esempio dei Vinicio, dei Pesaola, di tutti quelli che, una volta entrati nella nostra vita, ci erano rimasti col cuore e con la mente. E' vero, il "Leone di Rio" (per chi non lo ricorda, era questo il soprannome che avevamo dato a Vinicio), era passato ad altre maglie, ma era rimasto intimamente "robba nosta".
"Ed è infatti - ha aggiunto - qui che ha scelto di vivere per il resto della sua vita, che auguro ancora lunghissima. E lo stesso fu per il Petisso, amatissimo da tutti noi anche come opinionista puntuale, ironico e chiaro sui fatti della squadra e del club. Per gli altri, è stato un addio definitivo, anche se quasi sicuramente hanno continuato a rimpiangere la nostra aura. "I tempi cambiano", mi pare di sentir dire. Vero, verissimo. La cosiddetta "bandiera" è un vecchio luogo comune che va messo definitivamente in soffitta, tra le belle cose che furono e che non torneranno più. Il guaio è che il popolo di cui facciamo orgogliosamente parte continua ad avere la vena del romanticismo che alimenta il suo sangue. E così succede che gli addii li sopportiamo ancora come una sofferenza, una specie di tradimento personale, un'offesa indelebile al nostro amore. E' accaduto recentissimamente con Osimhen, idolatrato quando pareva che avesse abbracciato definitivamente la nostra storia calcistica e poi finito sotto una serie di insulti quando, all'improvviso, scoprimmo che in tanti anni non aveva imparato una parola d'italiano e tanto meno del nostro dialetto e che non poteva non fregargliene di meno di un radioso futuro in azzurro. Ed ecco che ora tocca a Khvicha, il georgiano che ci era stato dato come il più prezioso dei regali".
"Il ragazzo che, coi suoi dribbling ubriacanti, le sue serpentine, i suoi tiri micidiali era stato determinante nella conquista del terzo scudetto. Pare che anche lui sia diventato insofferente all'atmosfera della nostra città, come se improvvisamente qualcosa ne soffochi la vitalità. Leggo i commenti e vedo che anche il profondo affetto dei tifosi si va via via affievolendo. E me ne chiedo il perché. Perché quello che pareva l'inizio di un lungo cammino comune rischia di spezzarsi, come si era già spezzato quello col nigeriano ora in Turchia? Quali circostanze ne hanno determinato la sempre più probabile rottura? C'entra qualcosa il continuo cincischiamento del club, che oggi sì, domani no, dopodomani chissà, ha continuamente a rimandato un rinnovo contrattuale che la ragionevolezza delle cose imponeva di chiudere? "Ma gli impegni si rispettano, Kvara rispetti il suo", mi sentivo ribattere quando, insieme a tanti altri, mi chiedevo cosa aspettasse il Napoli a dare il sacrosanto valore al lavoro di un campione. Bene, si arrivati, come ripeto, quasi al punto di rottura. Ed ora, in ansia, i viziosi del calcio qual sono io e quali sono tantissimo altri, aspettano l'annuncio, sperando sempre che venga ancora rimandato. Ma i fatti dicono il contrario, purtroppo. E così, il Napoli capolista, in conclamata lotta per lo scudetto, starebbe per cedere il suo gioiello più prezioso. Non doveva accadere. Da tifoso del Napoli incrocio le dita, sperando che gli sviluppi ci portino altre gioie; da amante del calcio, scusatemi, ma non posso che dispiacermi per un sempre più probabile addio ad un giocatore che ha esaltato la mia passione".
Infine ha concluso amaramente: "Ed ecco immediati gli insulti: "pezzente risagliuto lui, il padre, eccetera eccetera". Come siamo tutti bravi a ragionare con la tasca degli altri. Come siamo pronti a gettare nel cesso i rabbrividenti momenti di felicità che questo ragazzo ci ha regalato. Per conto mio, lo capisco, lo ringrazio ancora e gli auguro tutto il bene che desidera".
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