Filippo Galli: "Sacchi invitò me e Donadoni a Fusignano, di notte sentimmo delle urla"

Ci sono figure che, nel calcio, superano la dimensione dell'allenatore per diventare simboli. Arrigo Sacchi è uno di questi: l'uomo che ha cambiato il gioco, l'artefice del Milan che dal 1987 al 1991 ha riscritto la storia del pallone mondiale, il teorico che trasformò concetti rivoluzionari in meccanismi perfetti.

Ma dietro al mito c'è anche un uomo che ha vissuto la sua idea di calcio con un'intensità quasi sovrumana, a volte persino pericolosa. A ricordarlo è Filippo Galli, che in quel Milan ha vissuto anni irripetibili e che oggi, nel podcast 'Doppio Passo', restituisce una testimonianza tanto sorprendente quanto rivelatrice. Un episodio che sembra uscito da un racconto surreale, ma che descrive meglio di ogni analisi tecnica quanto Sacchi fosse completamente immerso - qualcuno direbbe inghiottito - dal suo calcio.

Galli inizia così il suo racconto: "Sacchi era uno maniacale. Io ricordo che una sera con Donadoni ci invitò a dormire a casa sua a Fusignano, perché dovevamo andare il giorno dopo a un convegno in cui si parlava di sport etc. Io e Roberto eravamo in questa camera. A un certo punto sentiamo gridare qualcuno e ci alziamo, tendiamo le orecchie… cosa succede? Era Arrigo Sacchi che chiamava il fuorigioco nella notte. Chiamava 'fuoriiii', mentre dormiva. Non sto scherzando".

Sacchi non allenava il fuorigioco. Viveva il fuorigioco. E quel livello di intensità, racconta Galli, non poteva essere sostenibile all'infinito: "È andato in 'burn out' proprio per questo a un certo punto, perché veramente era maniacale".

Una frase che fa il paio con la decisione del 2014, quando Sacchi lasciò il ruolo di coordinatore tecnico delle nazionali giovanili per il troppo stress, confessando pubblicamente di non riuscire più a reggere quel ritmo mentale. Come se la sua mente fosse rimasta prigioniera del fuoco che lui stesso aveva acceso.