Benfica-Napoli, Conte...una provocazione è legittima dopo il viaggio a vuoto dei tifosi
Il Napoli perde contro il Benfica in Champions League, ma il problema principale non è stata in sé per sé la sconfitta degli azzurri.

Quella andata in scena ieri sera è stata, con ogni probabilità, la versione più impietosa e irriconoscibile del Napoli di Antonio Conte. La feroce intensità del Benfica ha travolto gli azzurri, cancellando in un sol colpo quanto di buono si era intravisto nelle ultime uscite tra campionato e Coppa Italia, dove la squadra era parsa quantomeno concentrata e presente a sé stessa.
Fin dal calcio d'inizio il copione è stato chiaro: il Benfica giocava una partita reale, il Napoli sembrava impegnato in un allenamento di sopravvivenza. I lusitani affondavano i colpi e gli azzurri li incassavano senza reagire, come un sacco da boxe inerme appeso al centro del ring. Certo, è comprensibile che una rosa decimata dagli infortuni e reduce dalla battaglia contro la Juventus potesse presentarsi affaticata, con energie ridotte all'osso. Ma allora una domanda sorge spontanea: perché schierare chi, con il "braccino corto", temeva più l'infortunio che l'avversario?
La sensazione più disarmante, però, è arrivata dalla panchina. Conte non è apparso particolarmente irritato, quasi consapevole che il nuovo formato della Champions consenta margini di errore impensabili fino a qualche anno fa. E proprio per questo, dopo il viaggio a vuoto dei tifosi - migliaia di cuori azzurri arrivati fino a Lisbona per assistere a uno spettacolo indecoroso - una provocazione diventa legittima: non sarebbe stato più rispettoso schierare chi aveva davvero energie da spendere? La Primavera, Vergara dal primo minuto, Ambrosino, o comunque chiunque avesse gambe e fame, avrebbero probabilmente offerto un'anima ben diversa. Tanto più che, al momento dell'ingresso in campo nella ripresa, Juan Jesus e Politano hanno mostrato una voglia di spaccare il mondo che stride con l'apatia precedente.
Invece no: a pagare è stato, ancora una volta, il popolo azzurro. Quello che attraversa l'Europa per sostenere il Napoli anche nelle notti più complicate - e non verranno rimborsati del biglietto - e che, in cambio, meriterebbe almeno una squadra viva, presente, capace di onorare il viaggio e la passione di chi non smette mai di crederci.
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